domenica, maggio 15, 2005

UNA NORMALISSIMA GIORNATA DI M.

Cronaca di una tranquilla giornata di m... Ehm: da dimenticare.
Mattina: "devo tirarti le orecchie", bonario (ma non troppo) rimbrotto del capo per aver valutato male una notizia del giorno prima. Giusto. Ma una parte della concorrenza (additata ad esempio) l'ha enfatizzata troppo (come ammette il collega che ha scritto l'articolo), l'altra parte l'ha ignorata. Noi la notizia l'avevamo già data ma non importa: bisognava ridarla meglio e più completa. Mea culpa.
Pomeriggio: il giallo della macchina. Un mio familiare me la chiede in prestito, io gli do le chiavi. Scende dall'appartamento e dopo cinque minuti mi chiama: "dove l'hai parcheggiata?". "Al solito posto", ribatto leggermente infastido anche perchè sommerso da una mole notevole di lavoro da smaltire in tempi brevi. Passano altri cinque minuti, questa volta chiamo io: "Allora, trovata?". "No". Panico. Scendo per vedere cosa succede e, in effetti, la macchina non c'è. Arrivano i cattivi pensieri: "Me l'hanno rubata". Poi la folgorazione e mi sento una m... Il giorno prima ero andato a fare un servizio poco fuori città, al ritorno ho parcheggiato in centro (a pagamento) prima di andare al giornale. Furbescamente mi sono completamente dimenticato dell'auto e, dal giornale, sono tornato a casa a piedi. La macchina è rimasta incustodita in un parcheggio pubblico per più di 24 ore. Per di più con il biglietto del Trevisosta scaduto. Mi ritorna tutto in mente in un lampo, mi precipito in centro e, per fortuna, la ritrovo. Non ho nemmeno preso la multa. ma gli accertatori della sosta che fanno? Dormono? Io comunque mi sento come un vecchio rincitrullito: ma si può dimenticare la propria macchina?
Metà pomeriggio: drammi al computer. Pezzo principale della giornata, circa settanta righe divise in un'introduzione di dodici e il resto. Spedisco l'introduzione, poi il resto ma entrambi con lo stesso richiamo. Il capo mi telefona: "E allora, ti muovi? Mi hai mandato solo la prima parte". Controllo: vero. Mi accorgo subito di aver sovrascritto i due pezzi, risultato: quello più corposo non lo trovo. Il panico mi assale nuovamente, poi mi salva il mio Mac che evidentemente comincia a conoscermi e mi tratta come un povero deficiente. Il secondo pezzo (io non me ne sono nemmeno accorto) me lo ha salvato in una cartella dei documenti recenti del programma di scrittura. Bacio il monitor e spedisco il tutto.
In serata altri problemi, ne cito solo uno. L'ultimo pezzettino, cinque righe, non ne vuole sapere di partire. Lo spedisco tre volte, l'ultima digitando i comandi un tasto alla volta ripetuto ad alta voce per convincermi di non sbagliare. Ma lui non arriva mai in redazione. Morale: lo detto al volo ad un collega mentre vado allo stadio per il servizio sulla partita del Treviso. Per fortuna, alla fine, arriva la notte e ricopre di tenebra una giornata da scordare in fretta.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

>rimbrotto del capo per aver valutato male una notizia del giorno prima.

Veramente il capo avrebbe dovuto rimbrottare sè stesso: è lui che deve valutare la notizia e dire se vale una, due o sei colonne. Questo comportamento assomiglia tanto all'"armiamoci e partite": se tu hai fatto un bel lavoro è merito del capo che ha saputo guidarti bene, se hai fatto un lavoro un po' criticabile è colpa tua che non lo hai proposto nel modo giusto... Chiunque saprebbe fare il capo così...

11:03 AM  
Blogger bucaniere said...

Comunque mi prendo tutte le mie responsabilità, potevo essere più chiaro. G

1:02 PM  
Anonymous Anonimo said...

Tu ti prendi le tue responsabilità (praticamente inesistenti) e chi le ha non se le prende. Il mondo, come accade spesso, va alla rovescia...

2:21 PM  

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