venerdì, novembre 11, 2005

RUGGERI, UN RICORDO

Ore 20,30 o giù di lì. Sono in macchina con la mia dolce metà, stiamo percorrendo il Put all'altezza di Porta Calvi. Ad un certo punto sentiamo arrivare un'ambulanza. Anzi, prima vediamo riflesso sullo specchietto un lampeggiante blu accesso in lontananza, poi sentiamo l'urlo smorzato di una sirena, infine la scorgiamo avanzare e accostiamo a destra per lasciarle la corsia libera in direzione ospedale. "Va veloce _ dico io _ chissà cos'è successo". Il discorso finisce lì.
Ore 22,15, minuto più minuto meno, sono in pizzeria a Volpago con degli amici, festeggiamo un neo avvocato. Squilla il telefonino e riconosco il numero del "capo": "E' successa una disgrazia _ mi fa _ è morto Ruggeri, l'ex vice comandante dei vigili. Puoi darci una mano?". Ovviamente non posso anche se mi piacerebbe: sono a una ventina di chilometri da Treviso e senza agenda telefonica. "Ok, non importa. A domani". Devo dire che la notizia mi colpisce: Camillo Ruggeri lo conoscevo bene, lo avevo sentito molte volte ed ero stato io ad intervistarlo il giorno della sua pensione per il giornale con cui lavoravo all'epoca. Una bella intervista, ricca di aneddoti sui vigili e sui sindaci che si sono avvicendati a Ca' Sugana per 40 anni. Del resto lui a Treviso era un'istituzione, lo conoscevano tutti. Eravamo rimasti in buoni rapporti e, quando ci incrociavamo, scambiavamo sempre due parole.
La mattina dopo, oggi. Leggo che Ruggeri è stato investito in viale Europa a due passi da casa. Era in bicicletta quando un'auto lo ha centrato in pieno. L'incidente è successo poco dopo le 20. L'orario mi colpisce: incidente poco dopo le 20, io incrocio poco lontano un'ambulanza che schizza verso il Ca' Foncello verso le 20,30... Forse ho assistito all'ultimo disperato viaggio di Ruggeri.
Sono ancora più turbato. Il mio pensiero va a sua figlia Tina, una collega e un'amica, e alle sue due nipotine. Le parole sono inutili.