lunedì, febbraio 05, 2007

COSI' NON ANDIAMO AVANTI/2

Per fortuna che qualcuno, a Matarrese, risponde. Mi aspetto le sue dimissioni: come si fa a parlare in questo modo proprio mentre sono ancora in corso i funerali dell'agente di polizia ammazzato dai delinquenti da stadio? Ma il buon tonino che uomo è? E adesso dove sono i presidenti e le società che lo hanno eletto e appoggiato?

COSì NON ANDIAMO AVANTI

Tanto perchè non volevo scrivere più sull'argomento, torno sui fatti di Catania e sulle reazioni del mondo del calcio e del giornalismo. E provo un moto di disgusto. Subito dopo la tragedia si sono levate le voci indignate di tutti: "blocchiamo il calcio". Poi i distinguo. Inizia Galliani, al solito: "Sulla decisione di bloccare il campionato non parlo, sono stato presidente della Lega e potrei essere frainteso". Ottimo: in un momento in cui servirebbe la compattezza di tutti attorno al commissario della Figc Pancalli, che vuole provvedimentI seri contro la violenza negli stadi, Galliani non si esprime. Ma poi è andata ancora peggio. Sentite Matarrese, presidente della Lega: "I morti del sistema calcistico purtroppo fanno parte di questo grandissimo movimento che le forze dell'ordine ancora non riescono a controllare". In un paese normale, e non in una repubblica delle banane come la nostra, un dirigente che si esprime così dovrebbe dimettersi all'istante. Ovviamente da noi tutto passa in cavalleria. Non è tollerabile che una cosa inutile come il calcio possa giustificare delle morti ("fanno parte di questo grandissimo movimento"): se è così, allora è giusto fermare tutto, per sempre. O almeno fino a quando il calcio non verrà gestito da gente equilibrata e competente, non da simili personaggi. Per non parlare poi del riferimento all forze dell'ordine: squallido è dire poco. Matarrese vuole solo difendere l'indifendibile, ovvero quelle società di calcio che sono alla base del distrastro che sta distruggendo uno sport bellissimo.
Poi c'è un'altra categoria, la mia, quella dei giornalisti. Fino a quando una firma come Sconcerti dirà cose come queste, non andremo avanti. Basta fare distinguo, basta dividere il pubblico degli stadi tra "tifosi" e "teppisti". I furfanti che a Catania hanno dato vita alla guerriglia erano tifosi, purtroppo. Se non si capisce questo, allora, è tutto inutile.

domenica, febbraio 04, 2007

ULTRAS E PETARDI

Non volevo scrivere di questo, non volevo aggiungermi al coro di sdegno, più o meno finto, che in questi giorni sta risuonando dopo i fatti di Catania. Però faccio un eccezione per riportare l'intervista a due ultras, uno di Milano e uno di Napoli, prese pari, pari da Tgcom (che a sua volta cita la Gazzetta dello Sport come fonte. Così sono tutti contenti). Leggete.

"Il 'tifoso' della Curva Nord di Milano ammette che la polizia è il loro nemico: "Dovrebbero mandare gente che sa mediare - spiega - invece ho visto i ragazzi presi a manganellate perchè fumavano una canna. Ho l'impressione che a Catania la follia fosse prevista. Ricordo quando Dida fu colpito a S.Siro, era tutto deciso da tempo. I controlli? Le ragazze riescono a portare alcuni oggetti perchè subiscono meno verifiche. I petardi, invece, vengono tenuti allo stadio ben custoditi. Se c'è gente armata? Non tanti, hanno i coltelli". L'ultrà di Napoli va oltre: "Sono piuttosto contento che sia morto, mi dispiace che abbiano bloccato il campionato. Sto male senza calcio. I poliziotti? Loro ci tartassano e ci picchiano. Ci ritengono belve e ci trattano come animali, ma non lo siamo". E sui rischi derivanti dalle leggi in vigore? "Rischiamo poco - ammette - ho avuto molte diffide ma i problemi sono altri. I petardi? Si nascondono bene, anche nel culo...".

Capito? Ad un ultras che lancia un petardo allo stadio facendoti sobbalzare (sempre che non te lo becchi in fronte) non si può più nemmeno dire "quel petardo ficcatelo nel culo": lo ha già fatto....